LEGGE LORENZIN: UN ORDINE PROFESSIONALE PER LE SCIENZE MOTORIE
A CURA DI: DMSA
DOCTORS IN MOVEMENT SCIENCE ASSOCIATION
ASSOCIAZIONE NAZIONALE DOTTORI IN SCIENZE MOTORIE CHINESIOLOGI – VERONA
Caro Collega, Gentile Lettore,
con la presente desideriamo fare un focus di riflessione ed approfondimento sulle Scienze Motorie all’alba dell’anno 2018, ventesimo dalla nascita del nostro Corso di laurea, alla luce dello stato attuale dell’arte della Professione tra riferimenti giuridici e normativi, aspetti professionali e possibili risvolti sociali futuri. Tutto ciò soprattutto in riferimento alla recentissima Legge Lorenzin, la quale istituirà a breve nel nostro Paese gli Ordini delle Professioni sanitarie.
Tanto per cronologia e gerarchia delle fonti giuridiche, citiamo anzitutto il mancato inserimento del laureato in Scienze Motorie e di quello magistrale nella ormai già pubblicata Legge Lorenzin (L. n. 03/2018) includente al suo interno il “Riordino delle Professioni sanitarie”, la quale a sua volta rappresenta oggetto di continuità politica della Legge n. 43/2006 in merito all’istituzione degli Ordini di dette professioni, includendone al contempo il metodo di definizione e di nuova istituzione.
In merito alla domanda “se” le Scienze Motorie già “dovessero, debbano o dovranno” far parte o meno di questo epocale provvedimento legislativo, annosa e dibattuta questione in atto a partire dalla riforma degli ISEF negli anni ’70 (così detta “medicalizzazione degli ISEF”), rispondiamo per quanto ci attiene a titolo associativo con un secco: sì.
Sì perché aver avviato in Italia un corso di laurea con finalità salutistiche sotto il patrocinio accademico, formativo e disciplinare, non che legale (dato il valore legale del Titolo di Laurea vigente nel nostro Paese) di Medicina e Chirurgia ma senza tuttavia afferire al mondo della Salute intesa come Sanità, diventa di fatto un – divieto proscrittivo permanente – a poter esercitare le proprie funzioni professionali e disciplinari, le quali, a causa di un vulnus legislativo ventennale, rischiano di vanificare gli sforzi ed i sacrifici accademici di, si stima ormai, quasi 200.000 professionisti italiani tra diplomati ISEF, laureati in Scienze Motorie e dottori magistrali.
Dato che la questione normativa è sia politicamente che giuridicamente già decisa, sembrerebbe “inutile” qui ed ora parlarne ma non è affatto così. Dobbiamo quindi spiegarci meglio dovendo in parte approfondire la questione.
1 – NORME GIURIDICHE VIGENTI, POLITICA e DINTORNI
La Legge Lorenzin nasce come abbiamo detto dalla necessità – tutta italiana – ed una tantum tutt’altro che europea, di blindare entro dei parametri prettamente ordinistici le Professioni sanitarie sprovviste di Ordini professionali, a differenza delle professioni dei Medici, degli Avvocati o degli Architetti ecc. per portarne esempi, le quali invece già ne erano in possesso. L’antefatto è ascrivibile alla così detta “Riforma universitaria” che dal 1999 con il “Processo” o “Dichiarazione di Bologna” unificò, attraverso molteplici riforme avvenute a partire dagli anni 2000, il sistema creditizio (“CFU”) universitario italiano per renderlo uniforme in tutta l’Unione europea. Questo processo epocale riordinò tutta la disciplina delle Professioni universitarie, sanitarie e non. Per le Professioni sanitarie non mediche, fino a quel momento, era prevista una formazione sanitaria a carattere regionale, poi evolutasi nei così detti “Diplomi universitari” (“DU”), abrogati dalla Riforma universitaria del 2000, ma soprattutto, basata sui così detti “mansionari”, i quali a loro volta includevano una datata gerarchia professionale “medico-operatore”, ancora risalente a Regi Decreti del 1938, dove il medico prescriveva ed il sanitario eseguiva.
La Riforma universitaria superò, anche in Sanità, questa pregressa condizione conferendo a tutti gli operatori sanitari non medici una certa autonomia professionale (non diagnostica né prescrittiva, ne’ farmaceutica ovviamente) la quale tuttavia abolì i succitati “mansionari”. La legge italiana sancì quindi che da allora in avanti solo le vecchie “Arti sanitarie ausiliarie” (come ad esempio gli Ottici, gli Odontotecnici o le Puericultrici ed altri) ancora esistenti rimanessero nell’alveo della formazione sanitaria di tipo REGIONALE, mentre per tutte le altre professioni disciplinate da Corso di laurea universitario vigesse, unicamente, e secondo il “Processo di Bologna”, la formazione di tipo universitario per potersi definire “Professione sanitaria” e non di “interesse” sanitario o quale “Arte” sanitaria ausiliaria.
2 – LA LEGGE LORENZIN, LE NUOVE FIGURE SANITARIE ed IL RUOLO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ
Detto ciò possiamo quindi introdurre l’argomento di questa nostra dissertazione: ossia l’inserimento, o meglio il possibile riconoscimento, del laureato in Scienze Motorie all’interno della riforma delle Professioni sanitarie nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale (“SSN”). Sebbene il laureato in Scienze Motorie sia stato escluso in prima battuta dalla Legge Lorenzin ed a fronte comunque dei numerosi emendamenti ed Ordini del giorno presentati, accolti e fatti propri dal Governo, risulta comunque possibile un suo riconoscimento sanitario “tardivo” poiché la medesima Legge n. 03/2018 (Lorenzin) va, all’articolo nr. 06, a modificare l’art. 05 della sopracitata Legge n. 43/2006 il cui articolo, a sua volta, esprime il metodo di individuazione delle – NUOVE – Professioni sanitarie INTRODUCENDO un elemento assolutamente innovativo ed ossia: la previsione della possibilità di ISTITUZIONE di – nuove professioni sanitarie – non solo a partire da ratifiche e trattati dell’Ue, Leggi ordinarie dello Stato italiano e delle Regioni, bensì – ed è qui la novità – ANCHE a partire dall’istanza di parte proveniente delle – ASSOCIAZIONI nazionali di categoria – le quali ne facciano richiesta. Una grande opportunità questa per le Scienze Motorie.
Per evitare mandatari politici di sorta, leggasi quindi per evitare raccomandazioni parlamentari attraverso questo o quel singolo senatore e/o deputato, come purtroppo è sempre accaduto, è stato demandato al “CSS” – Consiglio Superiore di Sanità – dell’ “ISS” – Istituto Superiore di Sanità – di VAGLIARE – scientificamente – sull’effettiva concretezza delle predette istanze di parte pervenute.
Per tanto, alla luce di questa modifica sanitaria che potremmo definire “copernicana” dell’introduzione di nuove professioni sanitarie nell’ordinamento italiano a partire dal “basso”, va da sé che noi come “DMSA” – Associazione nazionale Dottori in Scienze Motorie – desideriamo assolutamente sfruttare questa opportunità offerta dalla Legge Lorenzin per dare al laureato in Scienze Motorie la giusta dimensione professionale – e forse finalmente giuridica – la quale Egli merita. Ciò è auspicabile almeno per alcuni ambiti, quelli scientificamente possibili, se non per tutti quelli che riguardano e comprendono l’esercizio professionale del laureato in Scienze Motorie. Tra detti ambiti sicuramente si configurano le “Attività Motorie Preventive ed Adattate”, le ormai così dette “AFA” e la “Prescrizione clinica”, su base medica, di “Esercizio fisico” per pazienti metabolici (diabetici, cardiopatici, ipertesi, obesi, soggetti affetti da dislipidemie, ecc.), tanto in Prevenzione, quanto nel mantenimento dei risultati, non che nel recupero funzionale, psico-fisico e chiaramente motorio di tutte le categorie sociali che ne avranno necessità.
3 – LA MIGLIORE ARMA PER IL RICONOSCIMENTO delle SCIENZE MOTORIE: L’EVIDENZA SCIENTIFICA
in primo luogo, in merito ai requisiti del possibile inserimento del laureato in Scienze Motorie all’interno della sopracitata Legge Lorenzin, si possiede già da oggi con la laurea in Scienze Motorie, oltre al necessario grado universitario (posseduto dall’Educazione Fisica italiana già a partire dal 05 febbraio del 1928: un onore che poche professioni in Italia possono vantare se si pensa che le lauree del così detto “Vecchio ordinamento” risalgono al 1938 e l’Ordine dei Medici al 1946) un altro elemento molto determinante: l’EVIDENZA SCIENTIFICA – INTERNAZIONALE – conferita dalla Ricerca, dell’efficacia sulla Salute umana dell’Esercizio fisico. Detta evidenza scientifica risulta specifica nella Prevenzione terziaria (così detti “Stili di vita” attivi) ma senza escludere contributi di efficacia pure nella Prevenzione primaria (intesa in questo caso come “somministrazione” di Esercizio fisico alla stregua di farmaco), non che nella Prevenzione secondaria (attraverso la valutazione ed il monitoraggio del quadro fisico, clinico e funzionale dei soggetti sottoposti ad Esercizio fisico ed Attività motorie: due aspetti spesso interdipendenti tra loro ma comunque differenti).
L’Evidenza scientifica rappresentata dell’Esercizio fisico: PRESCRITTO dal medico, e poi PROGETTATO, SUPERVISIONATO e CONDOTTO dal laureato in Scienze Motorie (Chinesiologo con L. n. 04/2013 – Legge scritta per la parte – Chinesiologia – proprio da codesta Associazione presso l’Ente Italiano per l’Unificazione – “UNI”) è, all’interno del quadro di riconoscimento normativo sanitario del laureato in Scienze Motorie, chiaramente un caposaldo, una “conditio sine qua non”, assolutamente imprescindibile per ottenere il consenso affermativo da parte del “CSS” dell’Istituto Superiore di Sanità. Tale “ratio” dovrebbe sussistere almeno per quella parte Preventivo-Adattata delle Scienze Motorie rivolta ai soggetti fragili, anziani, decondizionati, cronici, stabilizzati, ma anche ovviamente per la parte sportivo tecnico agonistica delle Scienze Motorie afferente allo Sport diversamente abile. Ciò tanto quale fattore preventivo generale e specifico, non che nella riacutizzazione delle patologie sia negli adulti post traumatizzati, sia negli adolescenti, non che nei fanciulli in età evolutiva da formare e, quasi sicuramente, prima o poi da correggere da un punto di vista auxologico e compensativo.
Accademicamente tali punti focali sono riscontrabili nel settore specialistico delle Scienze Motorie tanto con la laurea magistrale LM-67 in “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive ed Adattate”, quanto nella LM-68 in “Scienze e Tecniche dello Sport” per tutto quanto attiene lo Sport diversamente abile ad
esempio ma va pure aggiunto che dette aree specialistiche elettive delle lauree magistrali sopracitate, esistono ed operano chiaramente già quali – aree di intervento – a partire dalla laurea triennale in Scienze Motorie di base e cioè la L-22. Questo aspetto collegiale delle Scienze Motorie fruibili in Sanità risulta poliedrico e per nulla “settoriale”.
4 – LE “AFA” – ATTIVITÀ FISICHE ADATTATE: LA NECESSITÀ DELL’INTERVENTO DELLO STATO ITALIANO NELLA TUTELA DELLA SALUTE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO UMANO DI TIPO NON AGONISTICO
Quanto detto finora ci pone a richiedere l’intervento da parte dello Stato per sanare l’annosa questione delle Scienze Motorie italiane dimenticate dal comparto Sanità soprattutto alla luce del fatto che al loro interno esiste un’area specialistica davvero molto particolare ed ancor più delicata, la quale necessita assolutamente di una regolamentazione attraverso una normativa espressamente dedicata. Tale Area, che potremmo definire una “Sancta sanctorum” delle Scienze Motorie, viene rappresentata dalle così dette: “Attività Fisiche Adattate” (dette “AFA”). Non ci riferiamo qui e adesso all’area Accademica quale settore scientifico disciplinare di studio dei Corsi di Laurea, bensì ai vari protocolli operativi – effettivamente applicabili – via via sui vari soggetti: anziani, diversamente abili, decondizionati, affetti da pregresse malattie, in età evolutiva non che per specificità di genere, i quali – tutti – possono trarre giovamento dalle “AFA”.
5 – LE “AFA” QUALE SUPERAMENTO MENTALE E PSICOFISICO DELLA MALATTIA: L’OMS e L’ICF
Parlare di protocolli e di aree di intervento “AFA” è piuttosto complesso, poiché le “Attività Motorie Adattate” sono rivolte a Soggetti posti in condizioni di Salute che non sono ne’ prettamente cliniche, ne’ tanto meno pre-cliniche o post-cliniche, bensì, generalmente, ma neppure sempre: croniche, pregresse e stabilizzate. L’ “AFA” andrebbe pertanto intesa come un particolare quadro di assenza “percepita” della malattia seppur nella malattia stessa, cioè un superamento psico-fisico del quadro morboso, temporaneo o permanente, a partire dalla propria condizione di vita per poterla migliorare. Il principio va concepito ed interpretato secondo il concetto di Salute previsto dall’OMS nell’ “ICF” (International Classification of Functioning, Disability and Health), non tanto come “assenza” di malattia in se’, bensì come superamento e quale maggior e miglior raggiungimento possibile di qualità della vita esprimibile attraverso il Movimento umano, a prescindere dalla malattia stessa. Riassumendo quindi, le “AFA” elicitano, ossia facilitano, favoriscono, un modo di essere – nella malattia – con l’obiettivo finale di non far percepire al malato cronico la propria condizione debilitante, la quale è pur tuttavia una caratteristica implicita dalla malattia stessa, sia essa cronica, riacutizzata o pregressa. Si deve qui riflettere in modo serio e concreto sul fatto che clinicamente, davvero molto raramente si riesce ad “uscire” da determinate malattie o quadri patologici (si pensi al malato oncologico od alle sindromi demielinizzanti solo come esempio) almeno da un punto di vista psicologico, per tanto, per un soggetto cronico, e sebbene stabile, non-sentirsi “malato”, non-percepirsi “malato”, non solo stimola a migliorare se’ stesso verso una vita qualitativamente migliore ma assurge effettivamente ad uno stato psico-fisico generale e di salute – scientificamente dimostrabile – che è nettamente migliore. Questo aspetto in particolare ci interessa molto quale Associazione di categoria delle Scienze Motorie, sia da un punto di vista scientifico, che accademico ma pure dei risultati, non solo esclusivamente etici o deontologici, bensì peculiarmente e squisitamente umani. Da questo punto di vista “rivendichiamo” a gran voce la natura pedagogica, umanistica e sociale della nostra Professione la quale non codifica “protocolli” ma prende in carico Esseri umani e poi – semmai – ne pianifica dei protocolli adattativi individuali.
6 – LE ASL OSPEDALIERE: LE “AFA” DIVENTANO SANITARIE MA LE SCIENZE MOTORIE NO
Riteniamo a tal proposito gravissimo che alcune ASL ospedaliere italiane, in Liguria, in Toscana ed in Emilia Romagna quali capolista, ma pure in Piemonte, Lazio ed alcune regioni del Sud Italia, abbiano “motu proprio” e senza il parere: ne’ delle Università, ne’ del Consiglio Universitario Nazionale (“CUN”), ne’ del Ministero dell’Istruzione e della Salute, ne’ delle Associazioni di categoria delle Scienze Motorie, stabilito autonomamente protocolli operativi “AFA”, del tutto autoreferenziali, già “pronti ed impacchettati”, da consegnare in mano di chiunque aderisca a dei non ben specificati “corsi” indetti dalle ASL stesse.
Tali “corsi AFA” indetti dalle ASL – assolutamente NON qualificanti – ed a pagamento, vorrebbero poi far esercitare dette “AFA” – Attività Motorie Adattate – destinate a soggetti così fragili e delicati a chiunque: ANCHE se NON laureato in Scienze Motorie. Ciò è inaccettabile per diverse ragioni: deontologiche ed etiche. Da un lato si svilisce così la fatica di chi per 3 o 5 anni si è chinato sui libri ed ha sudato in palestra per conseguire una laurea la quale NON impone assolutamente pali ne’ limiti al proprio futuro di professionista in merito al tipo specifico di “Attività Fisica Adattata” da scegliere per il suo assistito. Questo fatto rappresenta in se’ decisamente una forma di abuso professionale al ribasso, un’inaccettabile “deminutio capitis” che rifiutiamo; mentre d’altro canto – e senza alcun principio etico – si vuole così permettere a chiunque – anche SENZA il possesso di una laurea in Scienze Motorie o con una laurea differente (vedi fisioterapisti, infermieri, ostetriche, ecc.) – di esercitare comunque un’attività professionale così delicata e rivolta a soggetti fragili ma SENZA possederne alcuna formazione: ne’ parziale, ne’ specifica in merito.
7- “AFA”: PECULIARITÀ E DIFFERENZA DELLE SCIENZE MOTORIE, NON SOLO 1:1 MA 1:100
Neppure al Fisioterapista, operatore sanitario che al laureato in Scienze Motorie è più vicino e conforme per “curricula studiorum” è ascritto dalla Legge di poter svolgere le “AFA”. Non solo infatti esse non configurano nel D.M. n. 741/1994, profilo professionale del fisioterapista, mentre sono parte integrante del D. Lgs. n. 178/1998 disciplinante le Scienze Motorie, ma soprattutto vi è una particolarità assoluta e determinante differenza nelle Scienze Motorie che altre professioni non possiedono: la Collegialità. La formazione psicopedagogica del laureato in Scienze Motorie infatti, prevede, date anche – ma non solo – le finalità didattiche del Corso di laurea, di saper gestire intere classi con più soggetti contemporaneamente, mentre l’operatore sanitario, per sua stessa natura assiste un soggetto per volta, o anche più casi ma mai contemporaneamente. Un fisioterapista, per fare un ulteriore esempio, non potrà mai utilizzare le “AFA” attraverso il Judo, il Basket o il Rugby, mentre per un laureato in Scienze Motorie ciò risulterà non solo “curricolare” o extra curricolare ma all’occasione persino richiedibile.
Per fare un ultimo accenno sulle “AFA”, l’assurdità di assegnare a chiunque che non sia un laureato in Scienze Motorie un protocollo “AFA” preconfezionato, svilisce così tanto la professione che analogamente sarebbe come “conferire” a chicchessia, come pure ad un laureato in Scienze Motorie, un pacchetto preconfezionato di tipo “infermieristico” o “fisioterapico” o ancora “protesico” da proporre poi a “chiunque” perché è l’ASL competente per territorio a “garantirne” l’efficacia. La cosa è talmente irricevibile che non può che apparirci assurda.
8 – IL CONI “INSEGNA” A SCUOLA, GLI “ISTRUTTORI” EPS IN PALESTRA, I LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE RESTANO A CASA CON 9.000 ORE DI BASE DI FORMAZIONE UNIVERSITARIA
Come se non bastasse, in questa già annosa e vituperata questione disciplinare si è inserito, tanto per non sentirsi mai, il CONI – Comitato Nazionale Olimpico Italiano – del quale veramente non si comprendono più ne’ gli obiettivi ne’ le “funzioni” per quanto esso abbia ormai allargato i propri orizzonti ed ambizioni sul fronte della Motricità, entrando, e pesantemente, persino nella Scuola. Il CONI, a nostro avviso, dovrebbe occuparsi di Sport, di competizione, di agonismo, di superamento sano ed equilibrato dell’ “altro”, di partecipazione sportiva, di “fair-play”, di olimpismo, di etica sportiva, insomma di Sport in generale, ma in FUNZIONE – unicamente- dei Giochi Olimpici da disputarsi – OGNI quattro anni – e NON di Motricità, ne’ di Salute propriamente detta attraverso il Movimento umano: perché ciò è di competenza delle Scienze Motorie e NON del CONI.
9 – CONI, ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA E PRIVATI: IL GIOCO DELLE “SCATOLE CINESI” IN MOTRICITÀ
Il CONI, attraverso i suoi Enti di Promozione Sportiva (“EPS”) elicita silenziosamente pseudo-federazioni (che tali non sono) alle quali si affiancano presunte “associazioni” di privati, affiliate agli EPS, che continuano a produrre e a gettare sul mercato, neppure fossero tanti “prodotti”, pseudo-istruttori “formati” ma sarebbe più corretto asserire “clonati” attraverso la frequenza – senza esami reali – di un solo week-end, quando va bene. Questi soggetti poi – sole con 8 ore di corso – lavorano e/o aprono palestre di Fitness, Wellness, Body Building ecc., in questo modo vengono attivate e disseminate artatamente in tutto il territorio nazionale strutture surrettizie atte a svolgere, almeno potenzialmente, pressoché le “medesime” funzioni in termini di offerta di quelle proposte dai laureati in Scienze Motorie. Questi ultimi invece, dal canto loro, attendono 3, 5 e anche 7 anni di studi universitari tra ricerca e didattica, attraverso 5.000, 9.000, 12.000 ore di studi solo universitari per formarsi. A ciò vi è poi da aggiungere la formazione personale, non che ovviamente tutti gli esami previsti dai Corsi di laurea tra medicina, psicologia, pedagogia, diritto e legislazione, non che tutti gli esami pratici e tecnico sportivi, più i vari tirocini.
10 – IL COSTO ECONOMICO: MENO LAUREATI IN SCIENZE MOTORIE IN PALESTRA UGUALE PIÙ MALATI NEI NOSOCOMI E PIÙ DOPING AMATORIALE CIRCOLANTE
Il quadro professionale decisamente drammatico dei dottori in Scienze Motorie si aggrava per gli utenti delle “palestre” gestite dagli operatori con 8 ore di corso. Questi utenti vengono destinati loro malgrado ad una “roulette russa” dove il sedicente “istruttore” di fitness di turno di oggi, per quanto simpatico, bravo e coinvolgente – non avendo le basi tecniche, fisiologiche e gnoseologiche necessarie per insegnare – può essere così il prodromo solenne – e silente – dell’artrosi secondaria di domani. Un circolo vizioso troppo pericoloso che anche al netto del triste e dilagante fenomeno del doping amatoriale tra gli adulti – ed ormai con la “Web generation” pure tra gli adolescenti – non che della facile reperibilità di farmaci scaduti e spesso contraffatti, è diventato un problema serio che va assolutamente fermato. Le Scienze Motorie, attraverso un percorso universitario scientifico, rigoroso, disciplinato e concreto, sono perfettamente in grado di sgomberare il campo da effetti prodromici di nocumento sugli utenti delle palestre, come, da veri professionisti, contribuire attivamente e preventivamente ad arrestare il fenomeno dilagante del doping amatoriale in campo ed in palestra.
11 – ANCHE GLI ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA VOGLIONO FARE LE “AFA” MA CON 8 ORE DI CORSO CONTRO LE 9.000 ORE DI BASE DELLE SCIENZE MOTORIE
In questa situazione di per se’ già grottesca, come se non bastasse, si va ad aggiungere adesso, dato piuttosto recente, anche l’abuso (perché di altro non può trattarsi), delle “attività motorie per la terza età” e cioè senza tante parafrasi le – “AFA” dei laureati in Scienze Motorie – condotte però da parte dei sedicenti “tecnici” licenziati come tali da queste fantomatiche “associazioni” che a loro volta sono poi aderenti agli Enti di Promozione Sportiva (EPS), i quali poi sono riconosciuti dal CONI. Il Comitato Olimpico Nazionale, molto abilmente in questo gioco di “scatole cinesi”, fa finta di disconoscere tutto questo “humus” sul quale esso stesso poggia e sul quale economicamente si regge. Cosi, attraverso il silenzio-assenso formale del CONI e l’intricato, ma molto abile ripetiamo, gioco di “matrioske” rappresentato dalla triade: “CONI – EPS – PRIVATI,” vengono sfruttati i grandi numeri economici in constante crescita a favore dell’Attività fisica amatoriale, la quale viene condotta per almeno il 90% dei casi se non più, da personale non qualificato, ossia NON titolare di laurea in Scienze Motorie. Si distruggono così da un lato un settore professionale molto delicato, quello delle Scienze Motorie, il quale è stato dalle Istituzioni – alle Scienze Motorie – e non ad altri dedicato e conferito, non che si mette, dall’altro, seriamente a rischio l’incolumità pubblica – del tutto ignara – di tali vicendevoli risvolti istituzionali e dei quali i silenti colpevoli sono la Politica ed il vulnus legislativo che l’accompagna in questa delicata professione delle Scienze Motorie. In questo proliferare di abusi ed incompatibili sovrapposizioni “CONI-EPS-PRIVATI / Scienze Motorie“, tutte ai danni dei laureati in Scienze Motorie ovviamente, pagano direttamente ed indirettamente – e per ben due volte – i Cittadini dello Stato: tanto quanto “Società civile” subendo direttamente l’abuso, quanto “Stato Apparato” al quale spetta sanare, a breve od a lungo termine, tutti i danni ortopedici causati dalla – scarsa “igiene Motoria” – prodotta dai sedicenti “istruttori” CONI-EPS-PRIVATI. I praticanti italiani neppure di “Sport agonistico, anche amatoriale o propriamente detto” – bensì di “Attività Motorie” – sono ormai milioni, si stima che siano circa due milioni all’anno i frequentatori assidui di palestre di “Fitness”, “Wellness”, “Spa e Centri Benessere”, nelle quali al loro interno NON vengono svolte attività sportive, o ricreative, od estetiche, od olistiche come ci si aspetterebbe, bensì vere e proprie – “Attività Motorie” – talvolta pure “Adattate”. Questi utenti, totalmente ignari, si affidano loro malgrado e nella quasi totalità dei casi a palestre e centri sportivi attivati ed esercitanti in – totale ASSENZA – di personale laureato in Scienze Motorie. Tutti costoro sono “rei”, ahi loro, solo di non conoscere queste ataviche e pericolose lacune che lo Stato – almeno dal 1998 – data di “nascita” delle Scienze Motorie, ha lasciato pericolosamente scoperte e disattese.
12 – CHI SIAMO, COSA CHIEDIAMO ALLO STATO, COSA DESIDERIAMO PER IL BENE DELL’ITALIA
Per tutto ciò CHIEDIAMO alla Politica, alle Università, alle Istituzioni, ai Ministeri preposti, agli Organi di controllo a tutti i livelli, agli Enti locali, alle Forze dell’Ordine e di Polizia ed al Comitato Universitario Nazionale:
il CONTROLLO ed il MONITORAGGIO del territorio ma soprattutto – l’INSERIMENTO del laureato in Scienze Motorie all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – nelle sue precipue funzioni e peculiarità professionali, non sovrapposte ne’ sovrapponibili ad altre professioni già esistenti. Inserimento delle “Scienze Motorie”, se non come professione sanitaria a se’ stante propriamente detta, quanto meno come professione di – “INTERESSE” – sanitario, o “socio-sanitaria” – purché anch’essa ORDINATA per Legge – e preposta in modo specifico ed elettivo all’applicazione di protocolli di Esercizio fisico preventivo ed Esercizio fisico adattato: nei soggetti diversamente abili, cronici e stabilizzati, metabolici ed in età evolutiva, dietro PRESCRIZIONE medica. L’Esercizio fisico, così come le Attività Motorie Preventive ed Adattate, vanno considerati alla stregua di veri e propri farmaci da somministrare “cum scientia et conscientia” a tutti i soggetti, fragili e non che ne necessitino. Tale somministrazione va effettuata, per il bene dell’incolumità Pubblica – unicamente – da parte dei dottori e dei dottori magistrali in Scienze Motorie.
GRAZIE PER LA VOSTRA ATTENZIONE
Cordialmente,
la Presidenza e la Segreteria nazionali DMSA
Associazione nazionale Dottori in Scienze Motorie Chinesiologi – Verona.
Dott. Luca BARBIN - Presidente nazionale DMSA.
Prof. Alda BOCCINI – Vice Presidente DMSA.
Prof. Michela FOLLI – Vice Presidente DMSA.
Dott. Giorgio PASETTO -Segretario nazionale DMSA.